Piccolo e grande dentro un'unica persona
- blogct1950
- 1 ago
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L'ingresso di una nuova persona in comunita' ha suscitato il mio interesse. Si chiama Marco il nuovo tirocinante che per i propri studi partecipa all'esperienza comunitaria. si e' presentato a tutti, con fare garbato e gentile e da subito mi aveva fatto una buona impressione, volevo sapere chi fosse, chi fosse un quel ragazzo con un filo di barba e la voce un po' sommessa ma il sorriso aperto arrivato nel nostro gruppo. Ero curiosa anche del suo lavoro, il suo essere tirocinante in psicoterapia e psicologo, una novita' che all'inizio non volevo farmi sfuggire. Chiesi alla psicologa se al nostro colloquio ci fosse anche lui. Durante i colloqui seguenti l'arrivo di Marco, lui non era presente, ma la Dottoressa mi ha fatto notare la mia curiosita' nei suoi confronti soffermandoci poi su altro. Quella curiosita' rimasta inespressa per qualche settimana poi si e' fatta forma, la Dottoressa mi ha proposto di fare un colloquio a tre con Marco ed io ho accettato come se cio' fosse la normalita'. C'è Marco, il nuovo tirocinante ha senso che parteci, non cambia apparentemente niente.
Il colloquio a tre mi ha triggherato molto ed ancora mi sento molto scossa.
All'inizio c'era curiosità ed imbarazzo nel gruppo successivamente ho iniziato solo a stare male.
Non mi fidavo del gruppo non mi fidavo di mostrare la mia vulnerabilità nel gruppo.
Credo che riesco a starci nei gruppi e parlare di me ed essere fragile, se li conosco quei gruppi e quelle persone.
Nel soggiorno in Sicilia ci sono riuscita.
Il mondo è così vario li fuori che mostrarsi fragili, mostrare il fianco fa paura.
Le persone possono essere in tanti modi e quando uno si mostra fragile è scoperto.
Mostrare il fianco ed essere forte e fragile insieme è una cosa che non so sempre fare.
Quando stavo in viaggio per esempio, ho avuto l'impressione che Grazia, la guida dell'Etna provasse compassione per me.
Non mi conosce, non conosce la mia storia, non sa quello che ho passato lottato vinto e ha provato compassione per me senza che le avessi detto nulla.
Credo che l'abbia provata per aver visto la mia espressione vuota e la mia bocca aperta. Io ci scherzo. Non tutti hanno la forza di ridere. C'è chi dice che non è vero, c'è chi mi rassicura, e c'è chi mi da compassione.
A volte le persone ti vedono per cio che non sei, ti vedono piccola e fragile in assoluto, ed e' quello che e' capitato a me con Grazia, solo per un dettaglio visivo, mentre quando facevamo il gruppo a tre con la psicologa ed il tirocinante marco era lui ad avere il ruolo teatrale del piccolo, durante tutta la durante del gruppo, in quell'ora di assoluto.
Nel nostro gioco teatrale vedere Marco come se fosse piccolo mi ha suscitato sentimenti molto aggressivi, lo volevo schiacciare, volevo che reagisse, non volevo si mostrasse fragile con me, una sconosciuta.
Non ha reagito mi ha assecondato, questa cosa mi ha fatto molto male, mi sono rivista piccola ed indifesa inerme che non reagisce.
Volevo che si difendesse da me e non ho sentito che l'abbia fatto. Ho provato troppe volte questa sensazione di essere piccola e di essere schiacciata anche con mia madre, che, guardarlo dentro quel ruolo, mi ha fatto rivedere me stessa e il mio essere piccola.
Successivamente ho parlato con la psicologa, mi sono sentita così fragile, è difficile la cura, è difficile poter essere piccoli fragili e genuini e potersi riconoscere adulti, come tante parti di noi che riecheggiano dentro un'unica persona, parti vive, mobili, che animano il comportamento umano ed il rapporto con l'altro.
Con la psicologa mi sono mostrata vulnerabile, ho lasciato che mi scendesse anche una lacrima, mi sono preoccupata per Marco, e ho capito che mentre lo volevo schiacciare solo per farlo reagire era me che volevo difendere.