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Entrare nella Comunità terapeutica. Una nuova esperienza




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All'inizio dell'anno ho iniziato la mia nuova avventura di vita, ero felice e pieno di emozioni. Ero curioso di sapere come sarebbe stato, come mi sarei trovato, chi avrei incontrato. Ricordo ancora di essere arrivato con una valigia contenente il necessario per restare lì. Sono entrato nella mia stanza e dopo qualche minuto sono andato a chiedere aiuto per ordinare le mie cose. Due operatori mi hanno consigliato dove e come sistemare i miei vestiti e le mie cose. Pochi minuti dopo avevamo il gruppo mattutino, a cui tutti hanno partecipato. Ci siamo presentati e mi hanno accolto con calore. Abbiamo parlato di come mi sentivo il mio primo giorno e mi hanno spiegato che la settimana successiva mi avrebbero incluso nell’organizzazione degli utenti per svolgere le funzioni quotidiane.

Con il passare dei giorni ho iniziato a conoscere i ragazzi e gli operatori. In generale mi è

sembrato che alcuni fossero più gentili di altri. Il posto era carino e confortevole ed io fui

contento di restare lì. Il dottore mi aveva informato che durante il primo mese non sarei potuto uscire perché avrei dovuto usare il mio tempo per ambientarmi e socializzare. Soltanto una volta alla settimana mi era consentito uscire per andare al corso di Italiano che frequentavo da poco più di un anno.

Le prime settimane mi sono sforzato molto di imparare i nomi di tutti, finché sono riuscito a

memorizzarli uno per uno.

Sono passati alcuni mesi prima che ricevessimo la notizia che un ragazzo, dopo essere stato qui per tanti anni, si sarebbe trasferito in un altro posto. Dopo il pranzo ci siamo riuniti tutti insieme per salutarlo. È stato un momento molto emozionante.

Dopo poco tempo abbiamo ricevuto un'altra notizia: un operatore aveva trovato un altro lavoro e si diceva che al suo posto sarebbe arrivata un'altra persona a svolgere la stessa funzione. Così una mattina mi sono svegliato e ho iniziato a sentire una voce che non conoscevo per cui sono andato in cucina per scoprire di chi fosse. Ho avuto subito una buona impressione, gli ho dato il benvenuto e preparato il caffè.

Più tardi ci siamo riuniti in soggiorno per il gruppo mattutino per chiacchierare e conoscerci meglio e quando fu il momento di distribuire il caffè gli chiesi che colore preferiva

per la tazzina. Mi rispose che preferiva quella rosa.

Dopo qualche mese ho saputo che un altro ragazzo si sarebbe trasferito per motivi di studio e infatti la settimana successiva ha fatto le valigie ed è partito. Purtroppo non ho avuto modo di salutarlo e me ne rammarico. Chissà, forse non l'avrei mai più rivisto.

Del mio vissuto in questo posto prendo in considerazione sia l’armonia che le lezioni,

provenienti da esperienze che mi hanno segnato.

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