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Entrare in comunità. Trovare le parole attraverso gli altri



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Sono già in comunità da qualche settimana. Attraverso il rapporto con gli altri mi sembra di trovare parole per dire cosa mi aspetto e dove vorrei andare con questo percorso.

Una ragazza ha letto un libro, Flatlandia e, pur essendo una lettura personale, ne abbiamo parlato tutti insieme in un gruppo terapeutico; nel gruppo cineforum, poi, abbiamo visto insieme il film Inception; anche di questo abbiamo parlato insieme.

Queste esperienze e le riflessioni che hanno fatto seguito mi hanno aiutato a farmi questa domanda e a tentare una risposta.


Cosa mi aspetto dalla Comunità? 

Le aspettative sono di formarmi, scoprirmi, esplorarmi nei miei punti di forza e accogliere con consapevolezza ciò che avverrà e che ho vissuto nella mia unica storia personale. Io non sono la diagnosi, sono Serena e sono un Dono. Non sono una Linea Retta come in Flatlandia, sono molto di più: Colori, Suoni, Forme, Vibrato. Entrando in comunità ero timorosa e vedevo la Comunità come uno Spazio Chiuso: un Pentagono, un poligono dove le porte di entrata erano dispari. So che era la mia percezione e, ora, vivo la comunità come un'esperienza di comunione, ma, con i miei confini personali nel rapportarmi. Voglio lavorare sulle reti sociali, le reti familiari e non restare irretita, ma avere più sicurezza e padronanza di me e dei rapporti relazionali che posso instaurare.

Sogno e Realtà non sono una trottola senza pause come in Insepction. Non voglio un Metaverso, voglio il mio Verso, la mia Scrittura. Se tutto ha un verso, una fine io ho il mio lieto fine: la mia VitaPosso scrivere ancora la mia Vita, non voglio cambiare il passato, lo accolgo a tempo, col mio tempo e dandomi tempo. La mia vita non è finita, la inizio a percepire con questo percorso comunitario e, questa, è una grande possibilità quella della esplorazione...a presto con nuove riflessioni perché è presto, ma mai tardi per imparare... 


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